L’Ocse, attraverso il primo rapporto internazionale dedicato alla formazione prescolare ha fatto sapere che crescono l’interesse e la rilevanza dell’istruzione rivolta agli alunni under 6 anni. Aumenta anche il livello di preparazione degli insegnanti e degli educatori in quanto per adattarci agli standard degli altri Paesi è necessario che gli insegnanti devono possedere una preparazione e formazione universitaria per dedicarsi a lavorare nel mondo della scuola.
Più formazione per gli studenti significa anche innalzamento del percorso formativo per i docenti, ma la problematica non pare il percorso di studi ma il corrisposto adeguamento stipendi che rimangono al di sotto del livello medio dei dipendenti con formazione terziaria. In media lo stipendio dei docenti italiani è pari solo al 74% di quello di un laureato dipendente a tempo pieno. L’Italia è al di sotto della media Ocse: poco più di 30.000 dollari rispetto a 35.600 come stipendio medio annuo per un insegnante con 15 anni di anzianità.
Facendo due conti, ai docenti italiani si sottrae un ulteriore 14 per cento, che guarda caso è quanto chiede da tempo l’Anief al Governo per allineare gli stipendi dei nostri insegnanti. Per quanto concerne i maestri della scuola dell’infanzia secondo l’Ocse il nostro sistema scolastico non fa una piega, in quanto l’ultima riforma della scuola sulla “Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni”, porterà a frequentare la scuola dell’infanzia, nella migliore delle ipotesi, ad appena il 35 per cento dei bambini, ma purtroppo nessuno sforzo è stato fatto sul fronte del personale docente.
Gli sforzi non compiuti riguarderebbero le assunzioni e le buste paga destinate a rimanere spaventosamente basse, e ciò non rallegra tutti gli interessati che ogni anno sperano in un miglioramento di tale situazione. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal afferma “Non si comprende per quale motivo gli stipendi dei nostri docenti, a iniziare da quelli dalla scuola dell’infanzia, debbano essere tra i più bassi dell’area Ocse.
Non si capisce perché, visto che con l’ultima riforma in Italia l’accesso all’insegnamento è diventato a esclusivo appannaggio dei laureati. Inoltre, non è più ammissibile tenere ferma la busta paga di un docente di scuola materna, anche per i primi otto anni dopo l’immissione in ruolo, a 1.200 euro al mese: diverse sentenze ci stanno dando ragione, imponendo al Ministero di considerare, ai fini degli scatti di anzianità, anche tutto il periodo di precariato”.
“Purtroppo, quella dei supplenti della scuola privati dei diritti è una storia vecchia: basti pensare al fatto che ogni anno si fanno sottoscrivere dei contratti a tempo determinato sino al 30 giugno anche su posti, a ben vedere, vacanti e disponibili. Sempre per assecondare la logica del risparmio, sulla pelle dei nostri docenti”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.
Lo stesso rinnovo del contratto della scuola, per il quale martedì prossimo sono state convocate all’Aran le Confederazioni sindacali, non cambierà molto le cose, perché sono in arrivo appena 85 euro medi lordi. Che arriveranno solo nel 2018, quando si sfiorerà il decennio di contratto bloccato: “nel frattempo l’inflazione ha surclassato gli stipendi di chi opera nella scuola del 14 per cento – ricorda Pacifico – e per recuperare il disavanzo servirebbero 105 euro di indennità di vacanza contrattuale dal mese di settembre 2015, come ha deciso la Consulta. Più altrettanti di vero e proprio aumento. Sono 210 euro e pure netti, altro che 50 euro come vorrebbe il Governo”.
Anief in un recente comunicato ha messo a disposizione dei lavoratori i modelli di diffida per il recupero totale degli arretrati, attraverso una procedura che possono attuare sia i dipendenti della Scuola che gli altri lavoratori della Pubblica Amministrazione.