Negli ultimi mesi si è parlato molto delle visite fiscali e delle novità e modifiche che il governo vorrebbe introdurre, l’ultima in ordine di tempo riguarderebbe l’autocertificazione dei primi tre giorni di malattia, una modifica che interesserebbe sia i dipendenti della Pubblica Amministrazione PA che quelli privati, la novità potrebbe diventare realtà prima di fine legislatura.
Il disegno di legge è stato presentato in commissione affari costituzionali del Senato da Maurizio Romani senatore dell’Italia dei Valori e vicepresidente della Commissione Sanità, ovviamente l’autocertificazione non varrebbe per tutti ma solo in presenza di un disturbo che il lavoratore ritiene invalidante ma transitorio, in questo caso sarà possibile comunicare al proprio medico di famiglia il proprio stato di salute, ovviamente il lavoratore se ne assume tutte le responsabilità in prima persona e quindi in caso di false dichiarazioni è passibile di sanzioni e anche il licenziamento.
Il medico di base provvederebbe ad inoltrare comunicazione telematica all’Inps e al datore di lavoro. Con una differenza sostanziale rispetto alle altre certificazioni di malattia: «Il medico trasmette ma non certifica, fa solo da postino dell’autodichiarazione (questa è più che una autocertificazione) del paziente.
Come abbiamo specificato si tratta solo di un disegno di legge che prima dell’attuale legislatura dovrà passare all’esame delle commissioni sanità, bilancio, industria ed essere votato anche alla Camera, incide sulla legge Brunetta 165/2001 anche per quanto riguarda le pene ai medici.
Ma cosa cambia per i medici nel caso in cui venisse approvata la proposta di legge?
Per il medico di base potrebbero verificarsi 3 casi distinti:
- in caso di assenza di meno di 3 giorni autodichiarata dal paziente, non è responsabile (se non per la trasmissione del dato, dei cui dettagli si occuperebbe un regolamento successivo ndr) e non perseguibile disciplinarmente e deontologicamente;
- per assenze superiori a 3 giorni si persegue esattamente come prima la falsa attestazione, la diagnosi e prognosi a distanza;
- sempre per assenze oltre 3 giorni, ci sarebbero conseguenze minori allorché il paziente attestasse una patologia difficile da documentare dal medico e poi venga pizzicato a fare… un secondo lavoro.
«Del resto -dice Romani- il medico ha un ulteriore svantaggio, può sapere se il paziente usa di frequente l’attestato di malattia ma può non cogliere, ad esempio, se si assenta i venerdì o i lunedì, cosa che Inps e datore di lavoro colgono, sicché quando il paziente è smascherato ne può andare di mezzo il medico». Con la nuova legge queste cose non dovrebbero succedere più.