In questi giorni è stata presentata una mozione che sta facendo molto discutete, la mozione depositata al Senato da Riccardo Nencini e firmata da Emma Bonino (+Europa), Maurizio Buccarella (M5S), Roberto Rampi (Pd), Loredana De Petris (Leu), Carlo Martelli (Gruppo Misto), Elena Fattori (M5S), Tommaso Cerno (Pd), Matteo Mantero (M5S) in pratica propone l’abolizione dell’ora di religione per poterla sostituire con un’ora di educazione civica.
Ora religione: presentata mozione per abolirla e sostituirla con educazione civica
La mozione presentata in realtà va ben oltre la richiesta di abolire l’ora di religione delle scuole in favore dell’educazione civica, nella mozione presentata viene anche richiesto di modificare i criteri arbitrari con cui viene eseguita la ripartizione della quota ‘non destinata’ dell’otto per mille (circa la metà del totale).
Viene anche chiesto di rivedere le norme relative all’IMU sui beni immobili della Chiesa Cattolica ed intraprendere un’azione determinata per dare attuazione alla recente sentenza della Corte Europea, recuperando l’ICI non pagata in passato.
Nella mozione presentata si legge anche “Tutti questi privilegi per la Chiesa Cattolica – si legge nella mozione – contrastano con la crescente secolarizzazione della società italiana dove i cattolici praticanti sono circa il 30% della popolazione, e scendono al di sotto di questa percentuale fra i giovani”.
Insomma richieste molto esplicite nei confronti della chiesa, il cui obiettivo per stessa ammissione di Carlo Troilo è quello della laicità dello Stato, che non è un obiettivo antireligioso, ma anzi profondamente rispettoso della libertà religiosa e di espressione.
Vorrei che la scuola fosse il luogo dove vengono insegnati il pensiero critico e l’educazione civica, e vorrei che il danaro pubblico fosse utilizzato per finanziare progetti di interesse pubblico invece che assegnati a fondo perduto a organizzazioni religiose, che poi lo utilizzano anche per campagne politiche, come accaduto per il sabotaggio del referendum sulla legge 40.
I privilegi fiscali per gli enti legati al Vaticano, oltre ad essere un danno per tutti i cittadini, sono una offesa innanzitutto ai cattolici, che vedono impropriamente utilizzata la motivazione religiosa per imporre misure di iniquità fiscale”.