Di recente il consiglio regionale del veneto ha approvato una legge che dà la priorità nei nidi comunali ai bambini figli di genitori che vivono o lavorano in Veneto da almeno 15 anni, ora non si tratta più di uno slogan ma di realtà e tutti gli altri bambini dovranno restare in coda aspettando che qualche posto si liberi per accedere all’asilo, questa in estrema sintesi la proposta di legge approvata dal consiglio regionale della regione veneto che dà la priorità negli asili nido comunali ai bambini residenti in Veneto da almeno 15 anni.
La proposta di legge è stata presentata da Maurizio Conte e Giovanna Negro, che di fatto va a modificare la legge regionale sui servizi alla prima infanzia inserendo un articolo che dà la priorità ai bambini delle regione veneto ma non solo, infatti la modifica afferma anche che i figli di genitori residenti in Veneto ininterrottamente da almeno quindici anni o che prestino attività lavorativa in Veneto ininterrottamente da almeno quindici anni hanno la priorità rispetto a tutti gli altri bambini.
Gli stessi fautori della proposta di legge sono intervenuti ed hanno espresso le loro considerazioni sulla questione:«Riteniamo che si debbano privilegiare quei cittadini che dimostrino di avere un serio legame con il territorio della nostra Regione», sono state le parole della relatrice Giovanna Negro in Commissione sanità.
Ovviamente non tutti sono entusiasti dell’approvazione della nuova norma, in primis Forza Italia che bolla la norma come un’altra legge “leghissima” e fortemente ideologica, inoltre la legge andrà ad incidere sull’autonomia dei Comuni e impedirà di fare graduatorie rispettose dei bisogni reali di chi deve inserire i figli negli asili nido, queste le considerazioni di coloro che considerano questa norma in maniera negativa.
Altre forze politiche come il Partito democratico avevano avanzato proposte differenti come l’introduzione di un sistema di punteggi graduali che aumentavano all’aumentare degli anni di residenza. In Veneto la copertura dei nidi comunali arriva a malapena al 10%, con circa un centinaio di strutture e 4mila posti disponibili. Oltre il 20% dei bambini resta in lista d’attesa. E lo scorso anno sono stati anche ridotti i finanziamenti regionali agli istituti paritari per l’infanzia. Dalla maggioranza tosiana ribadiscono: «Vogliamo dare priorità alla nostra gente che vive, lavora e paga le tasse qui». Bisognerà vedere ora se il “venetometro” passerà al vaglio costituzionale.