Studenti ormai da settimane alle prese con le proteste pur di ritornare a studiare in classe, diversi sono gli istituti scolastici occupati in queste settimane. La didattica a distanza ormai in uso da quasi un anno dagli studenti di tutta Italia, è diventato davvero un metodo quasi insopportabile per gli studenti, tanto che tanti studenti delle superiori hanno deciso di opporsi alla dad e proporre così una “didattica alternativa” negli spazi scolastici.
Per tale tipo di didattica alternativa per i pm le occupazioni studentesche, che si sono moltiplicate in questi mesi non costituirebbero interruzione di pubblico servizio.
Dal nord al sud tante sono le mobilitazioni per chiedere che l’apertura delle scuole, a Roma una manifestazione è stata indetta da alcuni licei tra i quali il Pasteur e il Tasso, mentre altre iniziative sono in corso davanti al Ministero dell’Istruzione e alle prefetture.
La richiesta della Procura di Roma è quella di archiviare molte inchieste su scuole occupate dagli studenti in città perché i ragazzi “devono essere considerati soggetti attivi della comunità scolastica e partecipi alla sua gestione”, in quanto le occupazioni studentesche, non costituirebbero interruzione di pubblico servizio.
Gli studenti con tali protesta stanno semplicemente esercitando un diritto, quello di “riunione e manifestazione” garantito dalla Costituzione.
Arriva una sentenza della Cassazione che giudica anche poche ore di occupazione un gesto che lede il diritto all’apprendimento e quindi un’interruzione di pubblico servizio.