Saltata subito agli occhi di molti insegnanti precari, la situazione in cui si è trovata una collega precaria a cui il Miur non aveva mai riconosciuto la retribuzione standard prevista per le progressioni annue calcolata in base ai tanti anni di insegnamento.
La questione dello “sfruttamento” del Miur è stata citata dall’Anief associazione sindacale professionale presso il Tribunale del Lavoro di Bologna. A tal proposito infatti, l’Anief attraverso i suoi legali Fabio Ganci, Walter Miceli e Tiziana Sponga dà ragione alla precaria che si era rivolta all’associazione e decreta il Miur come ente che predilige la discriminazione e lo sfruttamento del lavoro precario.
Ma vediamo i dettagli di tale questione:
L’insegnante che si è rivolta all’associazione sindacale professionale da anni ha lavorato presso un istituto scolastico, ma in tanti anni di precariato non ha mai visto l’aumentare del suo stipendio di docente precaria e grazie all’Anief è riuscita a preservare i suoi diritti e a richiedere finalmente il suo dovuto stipendio con gli annessi interessi.
Spettano alla docente in questione 7,5 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, oltre interessi e le progressioni stipendiali mai percepite durante i tanti anni di precariato.
Dopo tale situazione spiacevole, si sono presentati presso il Tribunale del Lavoro di Udine, facendo ricorso per un caso del tutto congruente con il caso precedente altri quattro docenti precari, mettendosi in opposizione al Miur.
I legali dei docenti sostengono che il Miur in aperto contrasto con la Direttiva Comunitaria 1999/70/CE, ha continuato a mantenerli alla retribuzione iniziale senza mai riconoscere loro le progressioni stipendiali computate in base ai tanti anni di servizio d’insegnamento prestati.
La sentenza finale, ha riconosciuto ai ricorrenti il diritto “al pieno riconoscimento e all’attribuzione alle ricorrenti dell’anzianità di servizio maturata in relazione ai servizi prestati con contratti di lavoro a tempo determinato in posizione pre-ruolo” e alla corresponsione “delle differenze retributive conseguenti, maggiorate di interessi legali dalla maturazione delle singole poste al saldo”.
L’Anief ha promosso ricorsi per la tutela dei lavoratori precari a cui altri docenti precari in tal situazione possono ancora aderire per ottenere il giusto riconoscimento della propria professionalità.
Da tali sentenze, è stato evidenziato che i precari hanno subito da parte del Miur una discriminazione che non ha riconosciuto loro il diritto a percepire la retribuzione in base agli effettivi anni di servizio svolti.
La Cassazione (ex plurimisnn. 22556 e 22558), ha accertato il diritto dei precari a ricevere la medesima retribuzione del personale di ruolo e un risarcimento da 1 a 12 mensilità per l’abuso dei contratti a termine, dopo i 36 mesi di servizio svolti su posti vacanti. Una dichiarazione di Macello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief afferma che “Siamo sempre in prima linea per la tutela dei diritti dei lavoratori della scuola e la nostra battaglia si prefigge, ora, di ottenere le dovute rettifiche al Ccnl non solo nella parte economica, ma anche per quanto riguarda i permessi e le altre prerogative da dover riconoscere al personale precario senza più alcuna discriminazione. Necessita, inoltre, l’immediata stabilizzazione dei tanti docenti abilitati ancora precari”.