Nonostante gli sforzi del Ministero dell’Istruzione per debellare il fenomeno della supplentite, come ribattezzato dal Ministro Valeria Fedeli, il fenomeno è ancora presenti, i docenti precari sono ancora molti, anzi l’anno scolastico appena iniziato non sarebbe potuto partire senza i contratti di supplenza stipulati durante i primi mesi dell’anno scolastico, è chiaro quindi che qualcosa nei mesi che hanno preceduto l’inizio della scuola non ha funzionato, di questo se ne sono resi conto anche al Ministero, nei giorni scorsi infatti, è stato lo stesso Ministro dell’Istruzione che intervenuto alla Conferenza Programmatica ha dato importanti notizie sui prossimi concorsi pubblici per docenti.
Il Ministro ha fatto sapere che il Ministero ed il Governo ha tutta l’intenzione di risolvere il problema dei precari, per tanto si è al lavoro per pubblicare i bandi dei concorsi quanto prima, stando alle parole del Ministro ci sarà un concorso prima della fine del 2017 non avrà carattere selettivo e riguarderà solo i docenti che sono in possesso dell’abilitazione, il secondo concorso che si svolgerà durante i primi mesi del 2018 si svolgerà secondo le nuove norme sul reclutamento dei docenti e potranno pertanto partecipare tutti coloro che vogliono diventare docenti e che sono in possesso del titolo richiesto per l’iscrizione ad una classe di concorso e dei 24 CFU richiesti dalla nuova riforma del reclutamento docenti.
Si può ancora parlare di Buona scuola? Di buoni propositi, semmai. Naufragati in parte nella burocrazia, in un sistema dove si è dato troppo poco tempo ai presidi per attuare la legge, dalla chiamata diretta dei prof in base ai curriculum fino ai fondi per il merito. Dall’organico dell’autonomia fino al potenziamento delle materie didattica.
Le criticità sono più che evidenti. Occorre fare un passo indietro. Il grande piano di assunzioni, la prima informata di 100mila docenti, precari storici, alcuni anche di una certa età che dopo una vita nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) hanno avuto l’opportunità di essere stabilizzati una volta per tutte, non ha sanato le falle nella scuola.
Il piano originario ha dovuto modificare le regole nel passaggio di consegne dal ministro Stefania Giannini a Valeria Fedeli. La continuità didattica, uno dei perni della riforma, per i primi due anni è sfumata per effetto delle migrazioni da Sud e Nord e per il moltiplicarsi degli incarichi provvisori assegnati a migliaia di docenti proprio per evitare trasferimenti. Anche quest’anno è andata così.