Nel corso del 2017 sono entrati in vigore molti decreti attuativi della riforma della Scuola denominata “La Buona Scuola”, l’ultimo in ordine di tempo ha visto la cancellazione del voto in condotta e con esso si dice addio anche alla disciplina a scuola, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli ha provveduto a rendere esecutivo uno dei cardini della cosiddetta “Buona scuola”.
Con l’abolizione del voto in condotta ci sarà una “valutazione del comportamento con giudizio sintetico e non più con voti decimali, per offrire un quadro più complessivo sulla relazione che ciascuna studentessa o studente ha con gli altri e con l’ambiente scolastico”.
Il decreto Fedeli, certo indirettamente, ma con grande efficacia, offre sostanzialmente agli studenti non meritevoli una grande possibilità, derubricare le loro bravate a goliardate all’interno delle mura scolatiche, dato che con l’abolizione del voto in condotta si è ufficializzato che il comportamento non è parte rilevante del processo formativo degli studenti.
Secondo i numeri e le statistiche oramai gli studenti non venivano più bocciati, e se succedeva non erano certo materie come le lingue, la matematica e neppure arte e tecnica, tantomeno lettere a decretare la bocciatura dello studente, ma era proprio il comportamento ad incidere su quelle poche bocciature, il voto condiviso dal consiglio di classe.
Con la reintroduzione del giudizio scompare, quindi, la norma che finora prevedeva la non ammissione alla classe successiva per chi conseguiva un voto di comportamento inferiore a 6/10, ma resta ancora confermata la non ammissione alla classe successiva nei confronti di coloro a cui è stata irrogata la sanzione disciplinare di esclusione dallo scrutinio finale. Insomma, per i “bulli convinti” il cartellino rosso rimane. La promozione alla classe successiva viene preclusa se ci si trova di fronte a gravi infrazioni al regolamento che richiedono l’intervento del consiglio di istituto