Novità in arrivo per le Pensioni a partira dai primi mesi del 2018, a partire dal nuovo anno cambieranno gli importi degli assegni di pensione che, dopo 2 anni di inflazione negativa, torneranno a salire con aumenti che adranno da 70 euro e fino a 260 euro, non stiamo parlando di cifre esorbitanti ma si tratta comunque di aumenti che certamente male non fanno, gli aumenti evidenziamo che non sono frutto di decisioni politiche o particolari provvedimenti fiscali ma il tutto è semplicemente dovuto al meccanismo automatico di adeguamento delle pensioni all’inflazione.
Gli aumenti sulla pensione ci saranno a partire già dal primo assegno di pensione di Gennaio 2018, gli aumenti riguarderanno tutti gli assegni che hanno un importo fino a tre volte quello minimo, mentre per i pensionati che superano questa soglia ci sarà un aumento del 1,045 per cento.
Con l’aumentare dell’importo della pensione diminuisce in pratica l’aumento poichè il meccanismo di perequazione favorisce gli assegni di pensione che hanno un valore più basso, riconoscendo solo a loro l’adeguamento pieno all’inflazione, per tanto con il trascorrere degli anni il potere d’acquisto dei pensionati più ricchi diminuisce perché non viene completamente adeguato alla variazione dei prezzi.
Sebbene questi aumenti rendano felici molti pensionati i sindacati sono sempre critici sulle attuali condizioni delle pensioni in italia, tanto che oggi si svolgeranno diverse manifestazioni in tutta italia proprio nei confronti delle pensioni e contro la rigidità dei criteri di pensionamento.
Secondo le regole in vigore dal 2012 i requisiti per accedere alla pensione sono destinati ad adeguarsi automaticamente all’allungamento della speranza di vita con un primo aumento di 5 mesi di età o di contributi che dovrebbe scattare nel 2019. Questo a fronte di un requisito per la pensione di vecchiaia che già oggi per la maggior parte dei lavoratori, in teoria perché nei fatti si ha ancora la possibilità di incassare l’assegno diversi anni prima, è di 66 anni e 7 mesi e, come certificato ieri dal Censis, in Europa è il secondo più alto, dopo quello della Grecia.