Rivalutazione Pensioni, da gennaio 2024 aumenti fino a 130 euro – A partire da gennaio, le pensioni subiranno un incremento, seppur in modo differenziato a seconda delle fasce di importo. Il governo ha stabilito un adeguamento all’inflazione del 5,4% per il prossimo anno. Tuttavia, il meccanismo a fasce implicherà un aumento variabile, con un massimo di 130 euro, principalmente concentrato nelle fasce dove risiede la maggior parte dei pensionati.
Rivalutazione Pensioni, da gennaio 2024 aumenti fino a 130 euro
Il decreto firmato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, in collaborazione con la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, stabilisce la percentuale di rivalutazione delle pensioni per il 2024.
Il meccanismo introdotto lo scorso anno per l’indicizzazione delle pensioni prevede un adeguamento al 100% solo per le pensioni fino a 4 volte il minimo. Per le pensioni superiori, l’adeguamento sarà parziale, variando dall’85% fino al 22%, a seconda dell’importo della pensione.
Ad esempio, per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il minimo (2.200-2.800 euro), la percentuale sarà del 4,59%, con incrementi massimi di 130 euro. Per le pensioni più elevate, oltre i 5.600 euro, la percentuale si riduce all’1,18%, con aumenti a partire da 67 euro.
Quindi, per chiarire, il completo recupero dell’incremento dei prezzi è previsto solo per le pensioni fino a quattro volte il minimo Inps, ovvero fino a 2.272,96 euro lordi, con possibili incrementi fino a 122 euro.
Considerando che il trattamento minimo per il 2023 è fissato a 563,74 euro, ma a questo va aggiunto lo 0,8% di differenza tra l’inflazione recuperata nel 2023 (7,3%) e quella effettiva registrata nel 2022 (8,1%), chi percepisce una pensione tra i 2.272,96 euro (quattro volte il minimo) e i 2.841,2 euro al mese (cinque volte il minimo) avrà un recupero parziale del 4,59% (l’85% del 5,4%), corrispondente a un massimo di 130,41 euro.
Per i pensionati con redditi superiori a dieci volte il minimo, è prevista una percentuale sull’aumento dei prezzi del 22%, corrispondente all’1,188%, considerando un’ulteriore inflazione nel 2023 valutata al 5,4%. Ad esempio, se si percepisce un assegno lordo da pensione di 7.000 euro al mese, si avrà un aumento di 131,60 euro, sempre lordi.
Tuttavia, la formula di rivalutazione delle pensioni introdotta dal governo Meloni produce significative riduzioni sugli importi degli aumenti degli assegni e, in prospettiva, non essendo recuperabile, comporta ulteriori tagli sugli importi futuri dei trattamenti pensionistici.
Gli esperti del dipartimento previdenza della Cgil e dello Spi stimano pesanti riduzioni sulle pensioni nel biennio 2023-2024, con tagli che variano da 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (netta 1.786), fino a 4.849 euro lordi per un importo di pensione lorda pari a 3.840 euro (netta 2.735 euro).