Ricercatori universitari e professori associati hanno perso oltre 5mila borse di finanziamento alla ricerca per un cattivo comportamento nella cosiddetta «teoria dei giochi». Una figuraccia per l’insieme del sistema universitario italiano, rimasto vittima di una sorta di «gioco del pollo» in cui perde chi si tira indietro.
Su quindicimila borse da 3.000 euro ciascuna – chiamate cacofonicamente Ffabr, Fondo per il finanziamento delle attività base di ricerca – ne saranno state assegnate soltanto 9.466. Perché? Perché i 37mila ricercatori e professori associati del sistema universitario italiano evidentemente non conoscono la teoria dei giochi, nonostante sia materia d’insegnamento universitario in decine di atenei.
La regola per assegnare le borse Ffabr prevedeva che il 75% delle domande dei ricercatori e il 25% delle domande dei professori universitari associati sarebbero risultate vincenti in base a una classifica per titoli, con un tetto appunto di 15.000 borse su 37mila potenziali beneficiari.
Cosa ha fatto la maggioranza dei 37mila? Non ha nemmeno presentato la domanda, sapendo che non aveva titoli sufficienti per vincere. I dati li ha diffusi l’Anvur. E così, non conoscendo la teoria dei giochi, quel 53,1% che ha rinunciato alla corsa ha danneggiato anche gli altri, perché con sole 17.308 richieste di bonus, i vincitori sono diventati 9.466, molti meno dei 15.000 per i quali erano pronti i finanziamenti (ciascuno appunto da 3.000 euro). I 16,6 milioni disponibili per finanziare progetti di ricerca ma rimasti inutilizzati si sono così trasformati, in base alla legge, in generici 16,6 milioni che saranno distribuiti tra gli atenei in