Test Medicina 2023 bocciato e annullato dal TAR, ecco cosa succede dopo la sentenza – Il Tar del Lazio ha evidenziato, nella sua sentenza, un aspetto fondamentale relativo ai test di ammissione alla facoltà di medicina: i candidati non hanno avuto la possibilità di aspirare allo stesso punteggio massimo, trovandosi in condizioni di partenza diseguali e soggette al caso. Ciò significa che due candidati, entrambi laureati, avrebbero potuto ricevere valutazioni differenti non per una disparità nel loro livello di preparazione, ma a causa della diversa difficoltà delle domande ricevute.
Questa situazione è stata descritta come uno degli studenti che potrebbe aver affrontato un insieme di domande considerate, in base all’equalizzazione, più difficili o più semplici rispetto a quello somministrato all’altro candidato.
Il meccanismo di equalizzazione utilizzato nei test è stato criticato per contenere “elementi di alea” (ovvero di casualità) che non trovano giustificazione nelle esigenze oggettive del processo di selezione. Inoltre, questo sistema non permette una classificazione equa degli aspiranti basata esclusivamente sulla loro performance, poiché la posizione relativa di ciascun candidato è influenzata da un fattore di parametrazione del punteggio.
Questo fattore limita in modo diverso per ogni candidato il punteggio massimo ottenibile, compromettendo quindi la parità di condizioni (par condicio) tra i partecipanti al test.
La decisione del Tar del Lazio ha confermato la presenza di irregolarità nella procedura dei test di ammissione alla facoltà di medicina, tuttavia, per coloro che hanno presentato ricorso contro il governo e il ministero, le opzioni pratiche rimangono limitate. Nonostante il riconoscimento dell’errore, risulta impossibile per i ricorrenti essere ammessi in sovrannumero ai corsi, insieme a coloro che hanno già superato il test e si sono iscritti alla facoltà di medicina.
Le graduatorie esistenti, pur essendo il risultato di una procedura errata, sono attualmente bloccate e non modificabili, precludendo la possibilità di ripescaggi.
La situazione è stata descritta come “oltre il danno la beffa”, poiché i candidati che hanno superato il test possono continuare il loro percorso formativo, mentre chi ha presentato ricorso, nonostante abbia ottenuto il riconoscimento dell’errore procedurale, non può beneficiare di soluzioni concrete.
I giudici hanno sottolineato che ammettere i ricorrenti in sovrannumero ai corsi potrebbe avere ripercussioni personali e un pregiudizio all’interesse generale nella formazione del personale medico, portando a carenze di risorse specializzate e a una ridotta offerta di servizi sanitari negli anni futuri.
Nonostante l’accertamento dell’errore nel test, gli avvocati dei ricorrenti non intendono arrendersi. Francesco Leone, uno degli avvocati coinvolti, ha dichiarato a Repubblica che la giustizia per i ricorrenti deve essere assicurata.
Secondo Leone, la soluzione potrebbe essere la ripetizione del test per tutti i candidati o l’ammissione in sovrannumero dei ricorrenti, accompagnata da un eventuale risarcimento. È previsto un appello al Consiglio di Stato per cercare di ottenere una soluzione più giusta e soddisfacente per i ricorrenti.