Scuola, alunni con DSA, numeri triplicati negli ultimi 10 anni – In Italia si è assistito negli ultimi anni a un marcato incremento delle diagnosi di disabilità tra i bambini, con un’enfasi particolare su disturbi come l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) e l’autismo. Daniele Novara, rinomato pedagogista e direttore del Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti, ha sollevato preoccupazioni riguardo a un possibile eccesso diagnostico in questo ambito.
Egli suggerisce che vi sia una tendenza a concentrarsi eccessivamente sulla salute neuropsichiatrica dei bambini, trascurando l’analisi dell’ambiente educativo familiare e il supporto effettivamente necessario per il bambino.
I dati forniti dall’ISTAT indicano un aumento del 39,9% nelle certificazioni di disabilità nel contesto scolastico nell’ultimo decennio, con particolare attenzione rivolta ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), quali la dislessia. Sebbene le stime cliniche suggeriscano che questi disturbi colpiscano tra l’1,5% e il 3% dei bambini, le statistiche italiane mostrano una percentuale nettamente superiore, arrivando a essere 4-5 volte maggiore.
Secondo Novara, circa tre quarti delle diagnosi di DSA in Italia potrebbero essere errate, con conseguenze potenzialmente dannose per i bambini che ricevono queste etichette in modo inappropriato.
Di fronte a questa situazione, è essenziale che esperti, educatori e famiglie intraprendano una riflessione critica. L’obiettivo dovrebbe essere quello di fornire un supporto adeguato ai bambini, evitando di precipitarsi in diagnosi non accurate o affrettate che potrebbero portare più danno che beneficio.
In Emilia-Romagna si è registrato un triplicamento del numero di alunni diagnosticati con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nell’arco di un decennio, una tendenza che si riflette anche a livello nazionale. Filippo Barbera, ex-alunno con DSA ora diventato insegnante specializzato, ha espresso in un’intervista rilasciata a “Avvenire” un’interpretazione alternativa di questo fenomeno. Secondo Barbera, l’aumento non è da intendersi come una “pandemia che avanza”, ma piuttosto come un maggiore riconoscimento e una crescente sensibilità nei confronti di questi disturbi.
Una recente indagine condotta dall’Associazione Italiana Dislessia ha messo in luce che una parte significativa di genitori e studenti percepisce che molti insegnanti non abbiano una comprensione adeguata dei DSA. Nonostante la maggior parte degli studenti con DSA disponga di un Piano Didattico Personalizzato (PDP), spesso tale piano non viene completamente rispettato.
Barbera pone l’accento sull’essenzialità della collaborazione tra il contesto scolastico e quello familiare. Nel suo libro, egli fornisce consigli utili per gli insegnanti, incoraggiandoli ad evitare pregiudizi e giudizi affrettati, e sottolinea l’importanza di non sottovalutare le potenzialità degli studenti con DSA. Prima di ricorrere all’uso di tecnologie, è cruciale considerare diverse strategie didattiche.
In conclusione, Barbera afferma che incontrare più difficoltà nell’apprendimento non significa non essere capaci di apprendere. La sfida maggiore consiste nel creare un percorso didattico che aiuti lo studente a superare queste difficoltà, un compito che richiede un’azione congiunta da parte delle istituzioni scolastiche e delle famiglie.