NoiPa, Cedolino Febbraio 2024 con tasse e conguagli, stipendi dimezzati – La situazione degli stipendi dei docenti e del personale ATA relativa alla mensilità di febbraio ha sollevato preoccupazioni all’interno del settore dell’istruzione in Italia. A seguito degli incrementi registrati a dicembre 2023 e, in misura minore, a gennaio 2024, si è assistito a un’improvvisa e marcata riduzione degli importi erogati per il mese di febbraio, secondo quanto riportato da Ancodis attraverso un sondaggio. Questa problematica sembra interessare il 92% dei lavoratori della scuola, includendo sia il personale docente sia quello tecnico-amministrativo.
La causa principale di tale decremento sarebbe da attribuirsi al conguaglio fiscale annuale effettuato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha comportato un ricalcolo delle aliquote fiscali applicate ai lavoratori che nell’anno precedente hanno percepito compensi extra. Questa revisione ha portato a una riduzione significativa dello stipendio netto per la maggior parte dei lavoratori della scuola, sorpresi dalla notevole diminuzione riscontrata nei cedolini di febbraio.
Un esempio significativo di tale situazione è stato quello di un Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), il quale, accedendo al portale NoiPa per la verifica del proprio stipendio, ha scoperto di ricevere la somma simbolica di un euro per il mese di febbraio. Questo episodio sottolinea l’impatto tangibile che il conguaglio fiscale ha avuto sul potere d’acquisto e sulla situazione economica dei lavoratori del settore scolastico, sollevando questioni riguardanti l’adeguatezza e la trasparenza dei meccanismi di calcolo e aggiustamento fiscale applicati agli stipendi dei dipendenti pubblici.
La situazione relativa agli stipendi dei lavoratori della scuola, per la mensilità di febbraio, si presenta particolarmente preoccupante, secondo quanto riportato dall’Ancodis.
Questa associazione, che rappresenta i collaboratori dei dirigenti scolastici, ha condotto un sondaggio che ha coinvolto oltre 500 tra insegnanti, dirigenti scolastici e Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), evidenziando che più del 90% dei partecipanti ha riscontrato una diminuzione netta dello stipendio, con tagli che variano dai 100 ai 800 euro. Per una valutazione accurata di questa riduzione, è necessario confrontare gli stipendi di febbraio 2024 con quelli dello stesso mese dell’anno precedente, anziché con la mensilità immediatamente precedente, ovvero gennaio 2024.
Rosolino Cicero, alla guida dell’Ancodis, ha rilevato che una larga maggioranza, quasi il 92%, ha segnalato un decremento stipendiale superiore ai 100 euro rispetto al mese di gennaio 2024, con una significativa quota di questi che ha subito tagli anche oltre i 200 euro.
La situazione ha generato una comprensibile preoccupazione per le potenziali ripercussioni sulle finanze delle famiglie dei lavoratori scolastici. Nonostante ciò, il sondaggio ha messo in luce che una minoranza ha esperito un incremento retributivo rispetto al mese precedente, sebbene questi casi siano decisamente in minoranza.
Di fronte a questa problematica si è espressa anche l’Anief, con il presidente Marcello Pacifico che ha criticato l’insufficiente entità dell’indennità di vacanza contrattuale introdotta dal governo, sottolineando come gli arretrati non coprano adeguatamente le esigenze dei lavoratori, lasciando una lacuna di circa 4.000 euro per ciascun dipendente. L’associazione sta valutando la possibilità di intraprendere azioni legali per affrontare e risolvere questa situazione.
L’introduzione delle nuove aliquote Irpef a partire da febbraio segna una svolta significativa per i contribuenti italiani, influenzando direttamente la busta paga di molteplici fasce di lavoratori. Con l’aggiornamento fiscale, coloro che percepiscono un reddito annuo lordo superiore ai 28.000 euro beneficeranno di un incremento potenziale fino a circa 20 euro mensili.
Le fasce di imposizione per il 2024 sono state ridefinite come segue: il 23% per redditi fino a 28.000 euro, il 35% per quelli compresi tra 28.000 e 50.000 euro, e il 43% per redditi superiori ai 50.000 euro.
Parallelamente, la riforma prevede un esonero contributivo delineato per alleggerire il carico fiscale sui redditi più bassi. I lavoratori con una retribuzione imponibile mensile non superiore a 2.692 euro (35.000 euro annui lordi) beneficeranno di una riduzione del 6% dei contributi, mentre per chi guadagna fino a 1.923 euro al mese (25.000 euro annui lordi) l’esonero salirà al 7%. È rilevante notare che tale esonero non influisce sul calcolo della tredicesima mensilità.
In aggiunta, il decreto n. 258/2022 introduce un’indennità una tantum destinata ai docenti che scelgono di non trasferirsi per favorire la continuità didattica o che operano in contesti scolastici con particolari sfide. I compensi previsti variano tra 868 e 954 euro netti, sebbene al momento non sia stata confermata la distribuzione di tali somme.
La recente firma del Contratto 2019/21 introduce ulteriori novità, includendo aumenti per RPD e CI, e prevedendo una tantum per docenti e ATA in servizio nel biennio 2022/23. Tuttavia, tali misure non incideranno sulla retribuzione di febbraio 2024 data la recente ratifica del contratto.
Infine, i lavoratori dovranno affrontare il tradizionale conguaglio fiscale annuale, che potrebbe includere l’ajustamento legato al precedente bonus Renzi (D.L. 3/2020), già fonte di ritenute aggiuntive nel corso dell’anno precedente. Queste dinamiche fiscali e contributive delineano un quadro complesso, che incide direttamente sul potere d’acquisto dei lavoratori e richiede una comprensione approfondita per navigare efficacemente le variazioni nella busta paga.