Lavoro, Novità Contratti a Termine 2024 con il DL Milleproroghe – Con l’approvazione del decreto Milleproroghe nella giornata del 19 febbraio alla Camera, si è deciso di mantenere in vigore per l’intero anno corrente le normative relative alla possibile estensione dei contratti a termine. Questa decisione rappresenta una netta contrarietà nei confronti dei contratti a tempo indeterminato, facilitando per i datori di lavoro la proroga dei contratti a termine e posticipando di fatto la conversione di questi ultimi in contratti a tempo indeterminato.
Questa scelta segna un regresso rispetto alle misure introdotte con il decreto Dignità, promosso da Luigi Di Maio durante il suo mandato come ministro del Lavoro, e riflette la volontà del governo di venire incontro alle esigenze delle associazioni datoriali.
La normativa riguardante i contratti a tempo determinato ha subito diverse modifiche negli ultimi anni, tra cui le più rilevanti sono state implementate attraverso il decreto Dignità (decreto legge n. 87/2018, convertito con legge n. 96/2018), che ha ridotto la flessibilità d’uso di questa tipologia contrattuale da parte dei datori di lavoro, mirando a incentivare le conversioni in contratti a tempo indeterminato per aumentare la stabilità occupazionale.
Nonostante le intenzioni, il risultato non ha soddisfatto le aspettative, con alcune aziende che hanno optato per nuove assunzioni piuttosto che per la trasformazione dei contratti a termine in indeterminati.
Di fronte a questa situazione, il decreto Lavoro n. 48 del 2023 ha introdotto delle modifiche per alleggerire la precedente normativa, con l’obiettivo di assicurare al lavoratore un’occupazione di durata minima biennale presso lo stesso datore di lavoro, aumentando così le possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato grazie all’esperienza acquisita.
Le norme attuali per i contratti a termine stabiliscono quanto segue:
- Una durata massima consentita di 24 mesi;
- La necessità di una motivazione valida per il rinnovo del contratto oltre i primi 12 mesi;
- Un incremento dello 0,50% del contributo aggiuntivo a carico dei datori di lavoro per ogni rinnovo del contratto.
Il rinnovo del contratto, per una durata non superiore ai 24 mesi e oltre il primo anno, è consentito solo in determinate condizioni:
- Nei casi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro, come indicato dall’articolo 51 del D.Lgs. n. 81/2015;
- In assenza di disposizioni specifiche definite dai CCNL entro il 30 aprile 2024, per esigenze tecniche, organizzative o produttive concordate tra le parti;
- Per la sostituzione di altri lavoratori.
Queste regolamentazioni intendono equilibrare la flessibilità richiesta dalle aziende con la necessità di garantire maggiore sicurezza e stabilità occupazionale ai lavoratori.
Le normative aggiornate rappresentano un compromesso tra chi considerava il decreto Dignità eccessivamente restrittivo per i datori di lavoro, temendo possibili conseguenze negative per i lavoratori, e chi, al contrario, lo difendeva come l’unico strumento efficace per promuovere l’assunzione a tempo indeterminato.
Nonostante ciò, le modifiche introdotte per il 2024 dal decreto Milleproroghe hanno ulteriormente semplificato il processo di rinnovo dei contratti a termine. Diversamente da quanto previsto dalla normativa precedente, per l’intero anno 2024, sarà possibile estendere i contratti a termine oltre i 12 mesi e fino a un massimo di 24, senza l’obbligo di fornire una motivazione specifica. L’unica condizione richiesta è l’inclusione nel contratto delle esigenze di carattere tecnico, organizzativo e produttivo che giustifichino l’estensione.
Questo cambio di rotta, inizialmente previsto fino al 30 aprile 2024, è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024, in risposta alle sollecitazioni delle associazioni datoriali, dimostrando così la volontà del governo di allinearsi alle loro richieste.
Di conseguenza, i lavoratori con contratti a termine in scadenza dopo il 30 aprile, che avrebbero potuto aspirare a una conversione in contratti a tempo indeterminato, si trovano ora a dover posticipare questa possibilità. La facilitazione del rinnovo dei contratti a termine, dovuta alla riduzione degli obblighi per i datori di lavoro, potrebbe indurli a optare per una proroga di ulteriori 12 mesi.
Questo periodo aggiuntivo permetterebbe ai datori di lavoro di valutare con maggiore attenzione se il lavoratore in questione merita una stabilizzazione occupazionale e se esistono le condizioni aziendali per rendere possibile tale scelta. Questa decisione governativa, pur venendo incontro alle esigenze delle imprese, lascia i lavoratori in una situazione di incertezza lavorativa, con tutti i relativi svantaggi.