Il disegno di legge proposto dal governo, volto a consentire ai docenti precari di sostegno, anche privi di una specifica specializzazione, di ottenere conferme nelle supplenze fino al 30 giugno su sollecitazione delle famiglie, non è ancora stato convertito in legge ma ha già incontrato l’opposizione di sindacati, esponenti del settore educativo, del Consiglio superiore della pubblica istruzione e persino della Federazione italiana per il superamento dell’handicap.
Questa misura, inclusa nel decreto “Semplificazione”, mira a migliorare la relazione educativa tra studenti con disabilità e insegnanti, permettendo a questi ultimi, con almeno tre anni di esperienza, di garantire una continuità didattica per un triennio, su esplicita richiesta dei genitori degli alunni.
Si stima che tale proposta riguardi approssimativamente 110.000 insegnanti, secondo i dati rilevati nell’anno scolastico 2023/2024. Tale iniziativa non è del tutto nuova, essendo stata già introdotta dal Decreto 66 del 2017, sotto la gestione del Ministro Valeria Fedeli, che prevedeva la possibilità di offrire contratti a tempo determinato per l’anno scolastico successivo ai docenti di sostegno, in base all’interesse dello studente e alle richieste della famiglia, purché ci fossero posti disponibili e a seguito delle procedure per il personale a tempo indeterminato.
Tuttavia, questa normativa non ha trovato applicazione pratica a causa del cambio di governo e della mancanza dei necessari regolamenti attuativi.
L’Anief, Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori, si sta particolarmente adoperando contro questa proposta, preparandosi a presentare una memoria al Comitato europeo dei diritti sociali.
Marcello Pacifico, esponente di Anief, ha criticato aspramente la bozza del Decreto Semplificazione, sostenendo che ridurrebbe il ruolo dell’insegnante di sostegno a quello di un assistente personale, scelto dalle famiglie senza considerare adeguatamente la loro formazione e stabilizzazione professionale.
Pacifico ha evidenziato l’importanza di considerare l’insegnante e lo studente con handicap come parte integrante della classe, sottolineando la necessità di trasformare i posti in deroga in posti organici di diritto, di includere i precari non specializzati ma con esperienza nei corsi del Tfa, e di reclutare tutti i docenti specializzati attraverso un sistema a doppio canale.
Anief ha già portato all’attenzione dell’Europa questa problematica, annunciando la volontà di opporsi legalmente a questa scelta ritenuta incostituzionale.
Marcello Pacifico evidenzia che la questione fondamentale riguardante la mancanza di continuità didattica risiede nella scarsità di insegnanti di sostegno a tempo indeterminato.
Nel corso degli ultimi dieci anni, si è registrato un incremento significativo di docenti precari nel settore del sostegno, passando dal 39% al 61%. La radice di tale problema si individua nella mancanza di docenti adeguatamente specializzati per l’inclusione, gli unici che l’amministrazione scolastica può assumere a tempo indeterminato. La criticità emerge inoltre dalla distribuzione inadeguata dei corsi di formazione universitari, spesso attivati in regioni dove non vi è effettiva necessità.
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (Cspi) ha rilevato problemi non solo di sostanza ma anche procedurali, evidenziando due principali criticità nella proposta legislativa.
La prima concerne il principio di continuità didattica, che secondo il Cspi non dovrebbe essere vincolato esclusivamente alla figura dell’insegnante, ma inserirsi in un contesto più ampio che coinvolge l’intera comunità scolastica, inclusi i lavoratori del personale Ata.
La seconda criticità sottolineata riguarda la coerenza del provvedimento con il quadro normativo esistente, in particolare il Decreto ministeriale 131/2007 riguardante le supplenze, mettendo in luce come la proposta di chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici con il consenso delle famiglie sia in contraddizione con i principi di trasparenza e oggettività regolati dalle graduatorie vigenti.
Inoltre, l’articolo 14, comma 6, della Legge 104/92 stabilisce un diritto di priorità nella nomina per i docenti specializzati, un aspetto che rende problematica l’applicazione della nuova norma proposta nel Decreto “Semplificazione” per la sua incompatibilità con il Regolamento sulle supplenze.
Ernesto Ciriaci, presidente del Movimento insegnanti di sostegno specializzati, ha evidenziato come tale proposta sia praticamente inattuabile e preveda una serie di ricorsi legali da parte dei docenti specializzati, i quali risulterebbero i più penalizzati.
Anche i sindacati intervengono sulla questione, esprimendo preoccupazioni per le potenziali conseguenze sul sistema scolastico. Giuseppe D’Aprile, segretario nazionale della Uil Scuola, critica apertamente l’idea che le famiglie possano scegliere gli insegnanti senza criteri trasparenti, sottolineando come tale sistema sarebbe in netto contrasto con i principi di laicità, trasparenza e pluralismo dello stato.
D’Aprile denuncia il rischio di clientelismo, sostenendo che rendere l’istruzione un servizio basato sui desideri delle famiglie comprometterebbe la sua funzione essenziale garantita dalla costituzione. Propone, invece, di aumentare le opportunità di specializzazione per gli insegnanti di sostegno attraverso l’apertura del numero chiuso nelle università e l’assunzione di docenti già specializzati, per affrontare direttamente la carenza di professionalità nel settore.