Una petizione avviata congiuntamente dal Coordinamento per la Valutazione Educativa (CVE) e dal Centro di Ricerca Educativa sulla Professionalità dell’Insegnante (CRESPI) si oppone fermamente all’idea di includere i risultati delle prove INVALSI nel curriculum degli studenti, una misura introdotta con il decreto PNRR che ha sollevato numerose contestazioni.
La petizione esprime la netta contrarietà a questa decisione, ritenuta il frutto di errori considerevoli dal punto di vista scientifico, educativo e politico, e che riflette una visione ritenuta antiscientifica, antieducativa e antidemocratica del rapporto tra il sistema scolastico e la società.
Dal punto di vista scientifico, la critica si concentra sull’ignoranza delle evidenze provenienti dalla ricerca educativa riguardo ai danni derivanti da un uso improprio delle prove standardizzate. Queste ultime, pur potendo offrire spunti validi per analizzare pregi e difetti del sistema educativo, finiscono per minare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento quando vengono utilizzate come fine ultimo per valutare le competenze individuali.
Sul fronte educativo, si sottolinea il pericolo che tale misura rappresenta per l’autonomia e la libertà delle istituzioni scolastiche e dei docenti.
La valutazione e la certificazione delle competenze acquisite dagli studenti sono attività complesse e in continuo divenire, che non possono essere adeguatamente affrontate attraverso l’applicazione di un singolo test esterno. Invece, queste responsabilità dovrebbero essere affidate ai docenti e alla comunità educativa più ampia.
Infine, l’errore politico identificato risiede nella decisione di bypassare il dibattito parlamentare e la discussione pubblica per questa importante e controversa scelta, ignorando le opinioni espresse dal mondo della scuola e dalla società civile in generale.
Questa manovra è stata interpretata come un tentativo di imporre una decisione critica senza il dovuto confronto e partecipazione democratica.
L’introduzione dei risultati delle prove INVALSI nel curriculum degli studenti, come stabilito dal recente decreto PNRR, è un argomento di grande dibattito, con implicazioni molteplici:
- Riconoscimento delle Competenze: L’inserimento mira a offrire una valutazione oggettiva delle competenze sviluppate dagli studenti, consentendo di delineare un profilo più completo del loro percorso formativo.
- Valorizzazione delle Eccellenze: Attraverso i risultati delle prove INVALSI, si intende mettere in evidenza le prestazioni eccellenti degli studenti, fornendo loro un potenziale vantaggio in contesti formativi e professionali futuri.
- Monitoraggio del Sistema Educativo: L’analisi aggregata dei dati derivanti dalle prove INVALSI consente di valutare l’efficacia del sistema scolastico italiano, identificando punti di forza e aree di miglioramento.
Queste modifiche hanno suscitato reazioni anche nel panorama politico, in particolare dall’opposizione. Il Partito Democratico, per voce di Irene Manzi, responsabile per la scuola, critica la decisione sottolineando che le prove INVALSI sono state concepite principalmente come strumento di analisi sistemica per evidenziare le aree di forza e di debolezza del sistema educativo.
Questi dati dovrebbero servire a sostenere le scuole nella progettazione e miglioramento dell’offerta formativa, piuttosto che nella valutazione individuale degli studenti, responsabilità che dovrebbe rimanere affidata ai docenti e alla comunità educativa.
La Manzi denuncia questa iniziativa come una forzatura priva di basi didattiche, scientifiche e pedagogiche, inserendola in un contesto più ampio di interventi considerati precipitosi e privi di fondamento scientifico e educativo.
L’appello è quello di fermarsi a riflettere sulle criticità evidenziate da esperti e professionisti dell’educazione, suggerendo che le disparità nel sistema educativo dovrebbero essere affrontate mediante investimenti strutturali piuttosto che con l’adozione di strumenti non progettati per tale scopo.
La posizione espressa mira a invitare il Ministro e le istituzioni a prendere in considerazione le obiezioni sollevate dal mondo della scuola e dell’accademia, promuovendo un dibattito costruttivo sul futuro dell’educazione in Italia.