Come noto il Ministero dell’Istruzione non ha ancora ufficializzato il contingente di posti da destinare alle immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2018-2019, la pubblicazione dei dati dovrebbe avvenire entro la fine di luglio salvo imprevisti dell’ultima ora, secondo i sindacati i posti disponibili fin da subito si aggirano tra i 70 mila e 85 mila, purtroppo sia per motivi di bilancio che per motivi legati al pensionamento, molti di questi posti rischiano di essere congelati e quindi non assegnati.
Stando ai dati diffusi in materia di pensionamento (nel settore scuola) i lavoratori che quest’anno lasceranno il posto per andare in pensione sono quasi 35 mila, 25mila docenti e quasi 10 mila appartenenti al personale Ata, numeri in rialzo rispetto agli anni precedenti dovuto a un precedente blocco stabilito dalla legge Fornero in materia di pensione.
Il problema riguarda proprio il numero di pensionamenti poichè questo è il primo anno che la verifica dei requisiti per i pensionamenti sarà affidato all’istituto nazionale di previdenza (INPS) il quale dovrà completare le procedure entro il 30 agosto 2018 per far sì che i docenti interessati vengano collocati in quiescenza dal 1° settembre 2018, ma vista la grande mole di richieste di pensionamento l’INPS non riuscirà a concludere la verifica in tempo per la pubblicazione dei contingenti da parte del Miur di fine Luglio.
Le difficoltà che sta incontrando l’INPS sono state messe in evidenza anche dal Ministro dell’Istruzione Bussetti il quale ha dichiato che al momento è in atto una vera e propria task force tra MIUR e INPS allo scopo di completare la verifica dei requisiti contributivi di docenti e personale ATA entro la scadenza suddetta, ma non è da escludere che alcuni ne restino esclusi.
Immissioni in ruolo 2018-2019, quale scenario attende i docenti?
Tutti coloro che verranno esclusi dovranno lavorare un anno in più e per andare in pensione dovranno attendere l’anno scolastico 2019-2020, il Ministero dell’Istruzione è al lavoro per evitare che ciò avvenga ma purtroppo dipende anche dai tempi dell’INPS per la verifica dei dati.
Altra possibile soluzione, come suggerito dalla segreteria FLC CGIL, potrebbe essere quella di applicare ai docenti esclusi il medesimo sistema adattato all’Ape Sociale, in questo modo i docenti smetteranno di lavorare percependo per un anno un prestito pensionistico.
Al momento non esiste una strada o soluzione tracciata, sarà necessario attendere gli eventi delle prossime settimane per avere informazioni che diano una soluzione più chiara, sta di fatto che questa situazione avrà delle ripercussioni sulle immissioni in ruolo, con il contingente a disposizione per le assunzioni che sarà ridotto rispetto agli anni scorsi.