I precari sono sempre sotto il mirino del Ministero dell’Istruzione, sembrerebbe infatti che ci sia una discriminazione da parte del Miur verso questa categoria di insegnanti che non hanno ancora diritto ad una cattedra,ma non solo i docenti sembrerebbero essere inclusi in tale discriminazione, ma anche il personale ATA rinentra in tale vortice senza diritti economici e stipendiali rispetto al personale di ruolo.
Numerosi scontri e polemiche vivacizzano incontri tra Miur e sindacati, infatti a confermare che “non possono esservi dubbi sul fatto che l’Ordinamento comunitario prescrive come regola la parità di trattamento tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato nel settore privato come in quello pubblico”, vi è sono i Tribunali del Lavoro di Reggio Calabria e Taranto ( Avv.ti Antonio Cardile e Giuseppe Micali e Avv. Massimo Menenti) che confermano le tesi condannando il Miur, come riportato dalla sentenza del Tribunale pugliese, anche alla corresponsione di 5 mensilità di risarcimento per illecita reiterazione di contratti a termine.
Totalmente respinta dalla Corte d’Appello di Catanzaro l’appello proposto dall’Amministrazione e dando piena ragione al legale, Avv. Pietro Rosano, confermando la sentenza di primo grado già favorevole al ricorrente.
Schierato dalla parte dei lavoratori della scuola l’ANIEF, unico sindacato ha ottenuto così di nuovo giustizia in favore dei precari costringendo l’Amministrazione al pieno rispetto del loro lavoro e della loro indiscussa professionalità. I docenti e precari e il personale ATA si ritengono soddisfatti di tale sentenza ottenuta attraverso il sindacato ANIEF che esorta tutti coloro che si ritrovano in medesime situazioni ad agire in tribunale per ottenere le medesime progressioni stipendiali dei lavoratori a tempo indeterminato.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal commenta poi:
“Le sentenze ottenute dai nostri legali parlano chiaro e hanno confermato quanto già rilevato dalla Corte di Cassazione riguardo la completa assenza di ragioni oggettive nella discriminazione posta in essere dal Miur nei confronti dei precari. Ancora una volta abbiamo dimostrato che sussiste il diritto dei lavoratori a termine alla progressione professionale retributiva che il Miur deve corrispondere negli stessi termini previsti per il personale di ruolo”.