Niente da fare, l’educazione civica a scuola proprio non riesce ad entrare. Sembrava la volta buona, con una legge ad hoc che ne prevedeva 33 ore di insegnamento, ma anche in questa occasione si rischia di far saltare tutto: l’avvio delle lezioni di educazione civica in classe, con tanto di voto finale in pagella, potrebbe slittare al 2020. Saltando di netto l’anno scolastico alle porte, il 2019-2020.
Come mai un posticipo simile, visto che la legge in Parlamento sembrava aver messo tutti d’accordo? Il problema nasce dall’inspiegabile ritardo nella pubblicazione del resto in Gazzetta ufficiale: l’anno scolastico 2019-2020 parte tra 11 giorni e non c’è il tempo necessario per permetterne l’entrata in vigore.
Il Senato ha approvato, in via definitiva, la legge il 1 agosto scorso e, in base a quanto previsto dal primo comma dell’articolo 2 della legge, l’insegnamento dell’educazione civica parte «a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge», prevista quindici giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Si tratta del periodo cosiddetto di vacatio legis ben noto a chi, appunto, ha studiato educazione civica. Quindi, calendario alla mano, non c’è più tempo. L’anno scolastico di norma inizia il 1 settembre quindi, per far sì che l’educazione civica entrasse di diritto in classe già nel prossimo settembre, sarebbe stato necessario che il testo fosse uscito in Gazzetta entro il 16 agosto scorso.
Ma così non è stato. Anche perché in quei giorni di metà agosto evidentemente, tutti erano impegnati nella crisi di governo estiva che potrebbe aver distratto l’attenzione dai temi della scuola. «Ancora una volta purtroppo – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – dobbiamo sottolineare la mancata attenzione da parte della politica ai problemi della scuola. Gli istituti, forti dell’autonomia scolastica, possono comunque avviare l’insegnamento dell’educazione civica a scuola come meglio credono, anche prendendo le indicazioni dalla legge, ma non saranno obbligati a farlo.
Non credo che lo faranno in molti».
Basti pensare che l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione è previsto dalla legge del 2008 dell’allora ministro Gelmini e, a distanza di 11 anni non è mai stato praticato realmente nelle scuole, salvo rari casi, se non negli ultimi mesi visto che faceva parte per la prima volta dell’esame di maturità.
La legge sull’educazione civica andava proprio a ribadirne la necessità ma, anche in questo caso, rischia di finire tutto con un nulla di fatto. L’ultima speranza è riposta in una corsa contro il tempo e in una rivisitazione del calendario scolastico: Palazzo Chigi può chiedere d’urgenza all’Istituto Poligrafico dello Stato di pubblicare il testo quanto prima e poi, per la scadenza dei 15 giorni, si farà riferimento al primo giorno di scuola delle singole regioni.
Chiudendo un occhio sul fatto che l’anno scolastico inizia, per tutti, il 1 settembre. Certo è che, per avviare una simile corsa contro il tempo, è necessario che ci sia la volontà politica di farlo. Se dovesse slittare tutto? «Ci sarà il tempo per risolvere le criticità della legge – spiega Marcello Pacifico dell’Anief – per la quale non sono stati stanziati fondi e i docenti non hanno avuto la formazione necessaria. Non è chiaro neanche chi dovrà occuparsene».