La corsa al primo posto ed entrare nelle grazie del capo è l’ambito premio di molti che aspirano al massimo e tanti sono coloro che diventano “ruffiani” magari lusingando il proprio capo, portandogli la colazione o aprendogli lo sportello dell’auto. Un docente definendo un proprio collega come un leccapiedi è stata irrogata una pesante sanzione disciplinare, che gli è costata sei mesi di sospensione, in quanto “emergeva una reiterazione di comportamenti gravemente scorretti nei confronti degli studenti/ non consoni al suo ruolo di educatore e formatore, uso di linguaggio volgare ed offensivo nei riguardi degli alunni, abuso di note disciplinari sul registro di classe, incapacità dì relazionarsi con gli studenti e dì gestire la disciplina, atteggiamenti scorretti nei confronti dei colleghi, grave turbativa nell’ambiente scolastico per forte disagio e malcontento suscitato negli allievi, pesante pregiudizio del rapporto fiduciario scuola – famiglia.” insomma una vera batosta per non aver collegato in quel momento rabbia e linguaggio.
La sanzione è stata impugnata al Tribunale del Lavoro di Milano, il quale con la sentenza del 14 dicembre 2015 respingeva il ricorso e condannava il docente anche al pagamento delle spese legali di 1600 euro oltre alla sospensione dal servizio. Il docente in questione pare che tale linguaggio non lo abbia usato solo in un episodio, ma in altre diverse occasioni, e ciò che emerge dall’istruttoria svolta dal Tribunale, spesse volte il docente pare che abbia inveito anche contro la classe ritenendosi offendendoli con parole pesanti, una studentessa cita alunne delle offese da lei subite:
“vai in tangenziale”; “non me ne frega che eri al funerale, tu avevi l’interrogazione programmata e dovevi prepararti”, inoltre dichiara che il professore le abbia rivolto in più occasioni all’alunna (…) apprezzamenti sul suo aspetto, addirittura l’abbia contattato su Facebook e di aver in secondo momento pubblicato su Facebook la frase “Nella scuola pubblica italiana va avanti solo il lecchinaggio, di gente che, per preservarsi la cattedra sul sostegno, lecca il fondo schiena al dirigente, per mettere il bastone tra le ruote al collega. VERGOGNA!!!!”.”
Facebook purtroppo è diventata un’arma a doppio taglio e tale frase postata su Facebook è stata anch’essa valutata come lesiva al decoro dell’amministrazione scolastica ed in particolare del dirigente scolastico.
Il giudice ha dichiarato i comportamenti accertati sono molto gravi da giustificare la sanzione conservativa della sospensione dall’attività per mesi sei, prevista dall’art. 495 D.Lgs. n. 297 del 1994 per gravi violazioni dei doveri, delle responsabilità e della correttezza inerenti alla funzione docente, poiché concretano condotte oggettivamente lesive della dignità degli alunni e dell’insegnante L., nonché dell’immagine dell’istituzione scolastica. Le condotte del ricorrente non possono ritenersi giustificate da reazioni indisciplinate degli alunni. (…)