È stata scoperta una vasta truffa legata al Bonus Cultura che coinvolge Uffici Anagrafe comunali in tutta Italia. Falsi impiegati, apparentemente legati agli Uffici Anagrafe, hanno ottenuto informazioni e identità di giovani appena maggiorenni, presentandosi come “facilitatori” per il processo di richiesta del contributo statale. Hanno utilizzato queste informazioni per accedere abusivamente all’App18, la piattaforma dedicata al Bonus Cultura, e hanno generato falsi voucher d’acquisto.
Bonus Cultura, scoperta Nuova Truffa da 300mila euro, i dettagli
Fino a questo momento, sono stati individuati 620 casi di truffa in tutto il Paese, ma il numero potrebbe aumentare. L’ammontare totale della truffa è stimato attorno ai 300.000 euro. L’indagine è ancora in corso, e ulteriori sviluppi potrebbero emergere man mano che vengono analizzati i casi e identificati i responsabili. La scoperta di questa truffa mette in evidenza la necessità di rafforzare la sicurezza dei sistemi online utilizzati per la gestione di programmi di benefici statali.
Dall’inchiesta condotta dalla Procura di Trieste emerge che gli indagati hanno attivato uno Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale) utilizzando le vere generalità dei giovani coinvolti nella truffa.
Tuttavia, è stato utilizzato un provider diverso da quello del servizio online originariamente attivato dai giovani. Questa azione potrebbe aver contribuito a nascondere l’identità e le attività fraudolente degli indagati.
Successivamente, gli indagati hanno effettuato acquisti utilizzando ditte compiacenti, approfittando dei voucher d’acquisto generati in modo fraudolento attraverso l’abuso dello Spid.
L’utilizzo di identità reali per attivare uno Spid falso rappresenta un’ulteriore violazione della sicurezza digitale e solleva preoccupazioni riguardo alla protezione delle informazioni personali online.
Il sistema della truffa relativa al Bonus Cultura coinvolgeva diversi passaggi. Innanzitutto, i falsi impiegati di Uffici Anagrafe comunali ottenevano dati e identità di giovani appena maggiorenni. Fingendosi “facilitatori” della procedura, accedevano abusivamente alla App18 e creavano falsi voucher d’acquisto.
Successivamente, gli indagati attivavano uno Spid utilizzando le vere generalità dei giovani, ma con un provider diverso da quello del servizio online attivato dai legittimi titolari. Gli indagati procedevano poi a effettuare acquisti da ditte compiacenti utilizzando i voucher d’acquisto generati in modo fraudolento.
Una volta che gli ordini di servizi e materiali venivano validati dalla società incaricata dal ministero, questa disponeva i bonifici. Questi bonifici venivano eseguiti su un conto corrente di una banca triestina, con il contestuale esaurimento dei bonus di 500 euro spettanti ai legittimi titolari delle identità raggirate. In totale, la somma che è confluita sul conto corrente risultava essere di circa 300mila euro.
Parte dei fondi ottenuti attraverso la truffa al Bonus Cultura è stata bloccata e sequestrata grazie all’intervento tempestivo delle autorità. Il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, ha dichiarato che il pm responsabile dell’inchiesta, Pietro Montrone, ha emesso prontamente un decreto di sequestro preventivo d’urgenza.
Il provvedimento è stato successivamente convalidato dal giudice per le indagini preliminari (gip) e confermato dal Tribunale del Riesame. Grazie a questa azione, è stato possibile evitare che una parte consistente della somma, che supera i 160mila euro, finisse nelle mani degli autori della truffa.
L’indagine ha rivelato la vastità della truffa informatica, coinvolgendo il ministero della Cultura e almeno 620 giovani appena maggiorenni in tutto il paese. Secondo i carabinieri, il numero di giovani coinvolti potrebbe aumentare ulteriormente e superare il migliaio. La complessità dell’operazione e l’uso fraudolento di dati personali da parte dei truffatori rendono l’indagine un caso di rilevanza significativa.
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha commentato la scoperta della truffa sul Bonus Cultura sottolineando che questa nuova vicenda conferma la decisione di superare questo strumento e introdurre la Carta Giovani e la Carta del Merito. Sangiuliano ha evidenziato che, secondo gli inquirenti, i giovani appena maggiorenni sono stati vittime di furto di dati perpetrato da una banda di malviventi con l’obiettivo di ottenere falsi voucher d’acquisto attraverso la 18app.