Congedo Donne Vittime di Violenza passa da 90 a 120 giorni – Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il periodo 2019-2021 ha introdotto un cambiamento significativo per sostenere le donne vittime di violenza. La modifica prevede l’aumento dei giorni di permesso per le lavoratrici vittime di violenza di genere, passando da 90 a 120 giorni. Questa misura è pensata per permettere alle donne di partecipare ai percorsi di protezione e assistenza senza preoccupazioni lavorative.
Nel dettaglio, la normativa prevede che una lavoratrice, che sia inserita in percorsi di protezione per la violenza di genere, possa astenersi dal lavoro per un periodo massimo di 120 giorni lavorativi. Questi giorni di congedo possono essere utilizzati nell’arco di tre anni a partire dalla data di inizio del percorso di protezione, che deve essere debitamente certificato dai servizi sociali del comune di residenza, dai centri antiviolenza o dalle case rifugio.
Per poter usufruire di questo congedo, la dipendente deve presentare una richiesta scritta al proprio datore di lavoro, allegando la documentazione che attesta l’inserimento nel percorso di protezione. Inoltre, è necessario fornire un preavviso al datore di lavoro di almeno 7 giorni prima dell’inizio dell’assenza dal lavoro. Questo consente alle lavoratrici di gestire le proprie esigenze personali e di sicurezza, pur mantenendo i propri diritti lavorativi.
La nuova normativa del CCNL 2019-2021 incorpora misure di supporto fondamentali per le lavoratrici vittime di violenza. Un aspetto chiave di questa misura è che il trattamento economico durante il periodo di congedo di 120 giorni è paragonabile a quello previsto per il congedo di maternità. Questo provvedimento aiuta a mitigare l’ansia finanziaria che può accompagnare tali periodi di assenza dal lavoro, offrendo alle lavoratrici una rete di sicurezza economica fondamentale.
Un’altra tutela significativa introdotta è la possibilità per la lavoratrice di modificare il proprio contratto da tempo pieno a part-time, sia in modalità orizzontale che verticale. Questo cambiamento può poi essere invertito, permettendo alla dipendente di tornare a un contratto a tempo pieno in base alla propria richiesta.
Inoltre, per garantire ulteriore protezione, è prevista la possibilità per la lavoratrice di richiedere un trasferimento in un’altra pubblica amministrazione situata in un comune diverso da quello di residenza. Questo è particolarmente rilevante se la violenza subita è correlata al luogo di lavoro attuale.
In tal caso, può essere richiesto un trasferimento nello stesso comune, ma in un’istituzione diversa, previa comunicazione all’amministrazione di appartenenza. Da come viene formulato nel CCNL, sembra che il trasferimento possa essere richiesto solo verso un’entità amministrativa diversa da quella scolastica, come ad esempio un Comune, una Provincia, enti previdenziali, ecc., e non all’interno dello stesso comparto.
Queste misure sono essenziali per sostenere le lavoratrici vittime di violenza, garantendo loro sicurezza e stabilità sia sul posto di lavoro che nella loro vita personale.