Pensione INPS Marzo 2024 più basse, ecco le Novità del Cedolino – Le pensioni di marzo si apprestano a subire variazioni dovute all’applicazione delle addizionali comunali, in acconto, come previsto dalla normativa vigente. Questo appuntamento annuale può rivelarsi particolarmente oneroso per alcuni pensionati, specialmente in quei Comuni che hanno annunciato un aumento dell’addizionale comunale, il quale sarà quindi riflettuto nel calcolo del cedolino pensionistico a partire da marzo.
La diminuzione delle pensioni erogate a marzo, rispetto a quelle di febbraio, ha una motivazione esclusivamente fiscale. Analogamente, per lo stesso principio, i pagamenti di aprile risulteranno maggiorati.
Questo incremento è dovuto all’applicazione delle nuove aliquote Irpef, che si annunciano più favorevoli per i pensionati con un reddito annuo compreso tra i 15.000 e i 50.000 euro, come confermato dall’Inps.
Quanto alla pensione di marzo, sia per i pensionati che ricevono l’accredito tramite posta sia per quelli tramite banca, prevista per venerdì 1° marzo, sorge la domanda su di quanto effettivamente diminuirà a causa dell’addizionale comunale.
La risposta a questa domanda dipende dalla specifica aliquota applicata dal Comune di residenza del pensionato e dall’importo della pensione stessa. L’applicazione dell’addizionale comunale varia significativamente da un Comune all’altro, in base alle decisioni assunte dai singoli enti locali riguardo alle aliquote da applicare.
Per i pensionati, è dunque fondamentale verificare le informazioni specifiche relative al proprio Comune di residenza per comprendere l’impatto esatto di queste variazioni sul proprio cedolino di marzo. L’Inps, in qualità di ente erogatore delle pensioni, applicherà queste modifiche in base alle disposizioni ricevute, assicurando che ogni pensionato sia soggetto all’aliquota corretta in base alla propria situazione fiscale e al luogo di residenza.
La tassazione sulle pensioni opera attraverso la deduzione sia dell’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) sia delle addizionali comunali e regionali sull’importo lordo della pensione.
Questo processo prevede che l’INPS, l’ente previdenziale italiano, applichi mensilmente l’IRPEF basandosi sul reddito annuo presunto del pensionato, per poi procedere a un conguaglio a gennaio dell’anno successivo. Questo conguaglio serve a verificare se l’importo trattenuto corrisponda effettivamente al dovuto, in base al reddito effettivamente percepito nell’anno.
Per quanto concerne le addizionali, il meccanismo di applicazione differisce leggermente tra quella regionale e quella comunale:
- Addizionale regionale: il saldo di questa addizionale viene calcolato l’anno successivo rispetto a quello di riferimento, distribuito in undici rate mensili che vanno da gennaio a novembre. Di conseguenza, l’aliquota regionale applicata sulla pensione versata dall’inizio dell’anno corrente si basa sull’importo percepito nel corso del 2023.
- Addizionale comunale: segue una logica simile per quanto riguarda il saldo, che viene anch’esso effettuato l’anno successivo nel periodo da gennaio a novembre. Tuttavia, questa addizionale prevede anche il pagamento di un acconto per l’anno corrente, che viene applicato per nove mensilità, da marzo a novembre. Pertanto, nel cedolino pensionistico successivo, al saldo delle addizionali regionali e comunali relative al 2023 si sommerà la trattenuta relativa all’acconto per l’anno 2024.
Questa strutturazione assicura che i pensionati versino le imposte dovute in modo progressivo e corrispondente al loro reddito effettivo, con la possibilità di regolarizzare eventuali discrepanze attraverso il conguaglio. La specificità dell’addizionale comunale, con il suo sistema di acconto e saldo, riflette l’approccio mirato a gestire le esigenze fiscali sia a livello locale che regionale, influenzando direttamente l’importo netto della pensione percepita dai cittadini.
L’imminente applicazione dell’aliquota dell’addizionale comunale in acconto per il 2024 determinerà una riduzione delle pensioni rispetto al mese di febbraio. La notizia preoccupante per alcuni pensionati è l’incremento dell’addizionale comunale rispetto all’anno precedente. Ad esempio, a Napoli, secondo la delibera n. 474 del 2023, l’addizionale comunale è aumentata: dallo 0,8% nel 2022 al 0,9% nel 2023, fino a raggiungere l’1,0% nel 2024. Questo aumento sarà percepibile già dal prossimo cedolino pensionistico, con la trattenuta della prima mensilità dell’addizionale per il 2024.
Anche a Palermo si prevede un lieve aumento dell’addizionale, che passa allo 0,938% nel 2023 e salirà all’1% nel 2024. L’acconto sull’addizionale comunale equivale al 30% dell’aliquota totale: ciò significa che, ad esempio, i pensionati di Napoli vedranno una trattenuta dello 0,30% sulla pensione, ovvero 4,50 euro su un importo lordo di 1.500 euro.
A Roma, l’addizionale comunale attuale è dello 0,90%, con un’esenzione per i redditi fino a 12 mila euro (circa 925 euro di pensione lorda mensile). Pertanto, dal prossimo cedolino, la trattenuta sarà dello 0,27% su una pensione lorda di 2.000 euro, corrispondente a 5,40 euro.
Milano applica un’addizionale dello 0,8%, con un’ampia fascia di esenzione per redditi fino a 23 mila euro (circa 1.769 euro di pensione mensile), esentando quindi una vasta fascia di pensionati. A partire da marzo, coloro che superano tale soglia subiranno un’acconto dello 0,24%, con il saldo che verrà effettuato tra gennaio e novembre dell’anno successivo.
Per tutti i pensionati interessati a verificare l’entità dell’addizionale comunale applicata nel proprio comune di residenza, è disponibile un servizio online offerto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Attraverso questo strumento, è possibile consultare l’elenco completo dei comuni italiani e le relative aliquote, permettendo così di stimare l’impatto sull’importo della pensione a partire dal mese prossimo.