Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, durante un’intervento al programma “Cinque minuti” su RaiUno, ha espresso una posizione ferma riguardo agli studenti coinvolti in occupazioni scolastiche che sfociano in atti vandalici. Secondo Valditara, gli studenti che “occupano e danneggiano una scuola” dovrebbero ricevere un punteggio di 5 in condotta, lasciando poi alla scuola la decisione finale sulla bocciatura.
Questa dichiarazione giunge in seguito agli eventi accaduti al liceo Severi di Milano, dove sono stati riportati gravi danni alle infrastrutture: dai servizi igienici divelti, al taglio dei cavi elettrici, alla distruzione di computer e lavagne elettroniche, fino all’uso improprio di estintori per diffondere sostanze allergeniche.
Il ministro ha sottolineato che, sebbene sia legittimo per gli studenti esprimere problemi e sollevare dibattiti, non è accettabile che questo si traduca nella devastazione delle strutture scolastiche. Ha inoltre evidenziato l’importanza della responsabilità individuale, riassumendo la sua posizione con il principio “chi rompe paga”.
Le conseguenze di tali atti vandalici non sono trascurabili, considerando i danni significativi che ammontano a più di 70.000 euro solo per il liceo Severi di Milano, influenzando negativamente il percorso educativo degli studenti coinvolti a causa della necessità di ricorrere alla didattica a distanza.
Valditara ha inoltre esteso la sua riflessione a livello nazionale, menzionando casi analoghi a Roma, dove in sole tre scuole sono stati stimati danni per un totale di 350.000 euro.
Queste osservazioni del ministro mirano a delineare una netta distinzione tra il diritto degli studenti di occupare le scuole come forma di protesta e le azioni che portano a danneggiamenti e vandalismi, sottolineando la necessità di garantire che le espressioni di dissenso rimangano entro i confini del rispetto delle strutture e dell’ambiente educativo.
La recente ondata di occupazioni scolastiche in diverse città italiane, come Roma e Milano, ha scatenato un acceso dibattito tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MiM) e la comunità studentesca. Queste occupazioni, che hanno visto il liceo Tasso di Roma e il Severi-Correnti di Milano come epicentri di proteste con conseguenti danni significativi alle strutture, hanno portato il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, a proporre misure disciplinari severe nei confronti degli studenti coinvolti.
Giuseppe Valditara, esprimendosi sul fenomeno, ha indicato la bocciatura come possibile risposta a chi occupa e danneggia le scuole. La sua posizione è stata esposta in seguito alla visita all’istituto Severi-Correnti, dove l’occupazione ha lasciato danni per un valore stimato di 70mila euro. Valditara ha sottolineato l’inaccettabilità del vandalismo, distinguiendo tra le occupazioni come forma di protesta e gli atti di teppismo che hanno portato alla privazione del diritto allo studio per 1.500 studenti e alla necessità di ricorrere alla didattica a distanza (DAD).
Il ministro ha inoltre evidenziato l’intenzione di introdurre una norma che obbligherebbe gli studenti a rispondere civilmente dei danni causati, ponendo l’accento sulla responsabilità individuale e sulla necessità di dimostrare la propria estraneità ai fatti per evitare sanzioni. Questa proposta segue una circolare del 5 febbraio inviata alle scuole, nella quale si ricorda ai presidi la possibilità di addebitare agli studenti le spese per il ripristino dei locali e si invita alla denuncia di eventuali reati.
Questa linea dura ha suscitato preoccupazioni tra gli studenti e le organizzazioni sindacali, in particolare la Flc Cgil, che ha criticato la circolare ministeriale per la sua potenziale inadeguatezza nel gestire il disagio giovanile, temendo che possa ridurre le occupazioni a mere azioni di vandalismo e prefigurare un approccio esclusivamente repressivo alle proteste studentesche.
La situazione evidenzia una tensione tra la necessità di mantenere l’ordine e la sicurezza nelle istituzioni scolastiche e il diritto degli studenti di esprimere il proprio dissenso. Mentre il ministero cerca di trovare un equilibrio tra questi due aspetti, la comunità studentesca richiede modalità di protesta che non siano automaticamente criminalizzate ma che permettano un dialogo costruttivo sulle questioni che spingono gli studenti a occupare le scuole.