Scuole Elementari (Primaria), tornano i giudizi sintetici come sufficente, ottimo, distinto, ecco le novità in arrivo – A partire dal prossimo anno scolastico, le scuole elementari italiane assisteranno a un significativo cambiamento nella metodologia di valutazione degli studenti. Dopo l’adozione di un sistema a quattro livelli di apprendimento, che va da “in via di prima acquisizione” ad “avanzato”, basato sul Modello di Certificazione delle Competenze introdotto durante il governo di Conte con Lucia Azzolina in qualità di Ministra dell’Istruzione, si tornerà a un sistema di giudizi più tradizionale.
Questa trasformazione nasce dalla critica della maggioranza attuale, che ha definito il sistema precedente come poco intuitivo e di difficile comprensione sia per i docenti sia per le famiglie. Con un emendamento governativo presentato in Commissione Cultura al Senato, si prevede il ritorno a una valutazione intermedia e finale nell’ambito dell’istruzione primaria, utilizzando giudizi sintetici.
Nel dettaglio, per ogni materia di studio, inclusa l’educazione civica, verrà espressa una valutazione che si avvarrà di giudizi sintetici tradizionali quali “Ottimo, Distinto, Buono, Sufficiente, Insufficiente”, legati alla descrizione dei livelli di apprendimento. La definizione esatta di queste modalità di valutazione sarà affidata a un’ordinanza ministeriale, che adotterà questa scala di giudizi seguendo lo schema consolidato nel tempo.
Questa modifica rappresenta un ritorno a un sistema di valutazione percepito come più chiaro e diretto, con l’obiettivo di rendere più comprensibile il rendimento scolastico degli studenti ai loro genitori e ai docenti, facilitando il dialogo educativo tra scuola e famiglia.
La riforma proposta dal Ministro Giuseppe Valditara mira a introdurre cambiamenti significativi nel sistema di valutazione degli studenti delle scuole superiori, inclusi licei, istituti tecnici e professionali. Uno degli aspetti più rilevanti di questa revisione è l’obbligatorietà di attribuire voti in decimi sia per la valutazione periodica che finale degli apprendimenti degli studenti.
Questo approccio elimina la possibilità per le istituzioni di evitare l’assegnazione di voti durante il primo quadrimestre, assicurando così una valutazione continua e coerente del percorso formativo dello studente.
La proposta include inoltre delle novità riguardo la valutazione della condotta, introducendo un sistema di sanzioni più strutturato per gli studenti che presentano mancanze disciplinari gravi e ripetute, che prevede l’assegnazione di un voto di condotta inferiore a sei decimi.
Il disegno di legge va oltre la semplice penalizzazione numerica, proponendo un approccio educativo alle conseguenze dei comportamenti disciplinari: per le sospensioni di durata fino a due giorni, si suggerisce l’inserimento degli studenti in attività di approfondimento volte a stimolare una riflessione sulle proprie azioni.
Per sospensioni che superano i due giorni, il disegno di legge prevede un coinvolgimento degli studenti in attività di cittadinanza solidale, svolte presso strutture che collaborano con le istituzioni scolastiche. Queste attività sono pensate per offrire agli studenti l’opportunità di contribuire positivamente alla comunità e di riflettere sulle implicazioni sociali dei loro comportamenti, attraverso un percorso di rieducazione basato sull’impegno civico e solidale.
Queste modifiche rappresentano un tentativo di rendere il sistema di valutazione più trasparente e responsabile, incentivando allo stesso tempo gli studenti a migliorare non solo dal punto di vista accademico ma anche comportamentale, rafforzando il legame tra merito, responsabilità e impegno sociale.
Il dibattito riguardante la proposta di modifica al sistema di valutazione nelle scuole italiane evidenzia una profonda divisione di opinioni tra il governo e il mondo dell’istruzione. Mentre il governo sostiene la necessità di adottare un sistema di valutazione “più chiaro e comprensibile”, attraverso l’introduzione di giudizi sintetici e il ritorno al voto numerico, diversi attori nel campo dell’educazione esprimono un profondo dissenso.
La rapidità del cambiamento proposto solleva preoccupazioni tra le associazioni e i sindacati del settore educativo, tra cui l’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici, il Coordinamento Genitori Democratici, l’Associazione Italiana Maestri Cattolici e la Flc Cgil. Questi hanno espresso in un documento congiunto la loro preoccupazione per il ritorno al voto numerico, ritenendo che l’emendamento governativo tenti di smantellare una riforma recentemente avviata senza averne valutato adeguatamente l’efficacia.
Le critiche si concentrano sulla mancanza di una base pedagogica nella decisione del governo e sull’assenza di una valutazione approfondita delle esperienze scolastiche correnti, così come di un dialogo con gli esperti dell’educazione e della ricerca universitaria. Si evidenzia come questa mossa possa rappresentare un ulteriore onere per il personale scolastico e per il sistema educativo nel suo complesso, già provato da anni di riforme e da sforzi per adattarsi ai cambiamenti.
Gli oppositori della proposta governativa richiamano l’attenzione sulla necessità di approcciare le riforme educative con maggiore cautela, proponendo politiche basate su una visione pedagogica coerente e sostenibile nel tempo. Chiedono dunque alla politica di considerare riforme più riflessive, che non sommergano il sistema scolastico sotto il peso di politiche frammentarie e contraddittorie.
Il futuro di questa proposta di legge e il potenziale impatto sul sistema educativo italiano rimangono incerti, con la comunità educativa e il governo in attesa di vedere se il disegno di legge verrà convertito in legge, delineando così il nuovo corso della valutazione scolastica in Italia.