La scorsa settimana il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio aveva annunciato delle novità per quanto riguardava le pensioni in particolare le cosiddette “Pensioni d’oro” cioè quegli assegni di pensione elevati e che sono percepiti senza aver versato quanto effettivamente prevede la normativa pensionistica italiana, nel mirino del governo non solo quelle dei parlamentari ma anche altre categorie lavorative, dai magistrati al personale di volo, passando per i docenti universitari.
Della questione si è interessato anche il giornale “La Repubblica” il quale ha messo in evidenza la differenza fra assegni pagati
o non pagati dai contributi, secondo la Repubblica appena il 4% degli assegni previdenziali, sono interamente coperti dai contributi.
Con un ricalcolo contributivo generalizzato a perderci sarebbero i dipendenti della scuola e dell’università e delle forze armate, iscritti alla Cassa trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato (Ctps), per un totale di 1.581.000 interessati.
Il taglio finirebbe comunque per essere compensato dall’introduzione della flat tax che riduce il prelievo fiscale soprattutto sui redditi alti.
Per i docenti universitari il calo medio è di circa l’11%, con il 28% degli assegni che verrebbe tagliato di più del 20%.